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Senecione di San Giacomo

Senecio jacobaea

In sintesi

  • Considerato una malerba problematica per via dell’elevato contenuto in alcaloidi molto velenosi. La sua soglia di tolleranza nella composizione botanica è pari a zero.
  • La tossicità interessa tutte le parti della pianta e si manifesta sia nel foraggio fresco sia in quello conservato (fieno o insilato). Se consumato da bovini ed equini causa danni irreversibili, che portano alla morte. Pecore e capre sono meno sensibili.
  • Predilige pascoli trascurati e prati da sfalcio estensivi e lacunosi. Lo si nota anche lungo i bordi di strade, sentieri, siepi e corsi d’acqua, nonché nei maggesi mal gestiti.
  • La lotta diretta meccanica si basa sull’estirpazione e sull’esecuzione di sfalci mirati ad impedirne la disseminazione. In casi particolari, si consiglia di abbinare la lotta meccanica al diserbo chimico localizzato pianta per pianta.

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In dettaglio

Morfologia e habitus

Il senecione di San Giacomo può dare origine a diversi ibridi. eAPF non fa distinzione fra di essi, perché praticamente identici dal punto di vista agronomico.

  • Raggiunge 30 – 100 cm d’altezza. Fusto eretto e ramificato. Le ramificazioni sono patenti e rivolte verso l’alto. Portano, ognuna, numerosi capolini peduncolati, riuniti in una o più pannocchie corimbiformi.
  • Anche se di aspetto molto variabile, tutte le foglie della pianta sono intere, profondamente incise con margine dentato e lobi di dimensioni e forme diverse. Se sfregate tra le dita, emanano un odore cattivo.
  • Foglie basali picciolate e con un grosso lobo apicale ovoidale. Formano una rosetta cespitosa, spesso destinata a disseccare prima della fioritura.
  • Foglie caulinari con lobi patenti a margine dentato, alla cui base si sviluppano ampie orecchiette laciniate (elemento distintivo importante del senecione di San Giacomo).
  • Capolino formato da fiori ligulati (esterni) e da fiori tubulosi (interni), entrambi gialli. Fiorisce da metà giugno a tutto agosto.
  • I semi, molto numerosi, vengono trasportati dal vento su lunghe distanze grazie a un organo di volo detto pappo (in questo caso si tratta di un pappo con setole filamentose biancastre).
  • Apparato radicale costituito da un corto rizoma (fino a 5 cm) orizzontale, che non scende molto in profondità e dal quale si dipartono radici avventizie di colore chiaro.

Longevità e sviluppo

  • Perenne.

Esigenze pedoclimatiche e diffusione

  • Dal fondovalle al piano montano (fino a circa 1’000 m s.l.m.), su suoli da siccitosi a freschi, mediamente dotati di sostanze nutritive.
  • Predilige pascoli trascurati e prati da sfalcio estensivi e lacunosi. Lo si nota anche lungo i bordi di strade, sentieri, binari, siepi e corsi d’acqua, nonché nei maggesi mal gestiti.
  • In Svizzera, si è diffuso massicciamente a partire dagli anni novanta del novecento.

Gestione e modifica della cotica erbosa

  • Prevenzione
    • Assicurare una gestione corretta della superficie prativa (sfruttamento e concimazione equilibrati e adatti alle condizioni pedoclimatiche locali, sfalci più precoci, ecc.).
    • Anticipare gli sfalci e passare dal pascolo continuo estensivo a quello a rotazione.
    • Introdurre lo sfruttamento polivalente (sfalcio-pascolo). Quest’ultima misura è utile soprattutto contro questa specie.
       
  • Lotta meccanica
    • Intervenire non appena si notano i primi focolai d’infestazione, perché se i semi si accumulano nel suolo, la lotta diventa difficile e onerosa (i semi vivono a lungo e possiedono una germinabilità elevata).
    • Impedirne la disseminazione falciando le piante prima che fioriscano e pulendo regolarmente i pascoli (senecione di San Giacomo). In entrambi i casi, i senecioni falciati vanno allontananti dalla parcella ed eliminati con i rifiuti domestici. Si raccomandano almeno due sfalci all’anno, da eseguirsi quando la fioritura interessa circa la metà delle piante,
    • Estirpare manualmente le piante con due interventi a partire da maggio e prima della fioritura, avendo cura di eliminare l’intera pianta, apparato radicale compreso.
    • Nel caso dei senecioni di San Giacomo e serpeggiante, l’estirpazione manuale è relativamente agevole, se eseguita allo stadio di rosetta o ad inizio levata e su suoli leggermente umidi. L’estirpazione, per essere efficace, va comunque eseguita prima dell’emissione dei bottoni fiorali.
    • Aumentare la frequenza degli sfalci non è il metodo di lotta più efficace.
       
  • Lotta chimica
    • Diserbo chimico localizzato pianta per pianta o su focolai d’infestazione possibile ed efficace se eseguito su senecioni allo stadio di rosetta o d’inizio levata e in presenza di condizioni meteorologiche favorevoli alla loro crescita (assenza di gelo notturno). È possibile intervenire nelle superfici per la promozione della biodiversità (SPB).
    • Utilizzare solo erbicidi omologati (attualmente non ne esistono per il diserbo di superficie).
       

Per saperne di più
► Capitolo Malerbe, parassiti e malattie
Scheda tecnica APF-AGRIDEA 6.4.5 Senecioni
Scheda tecnica APF-AGRIDEA 6.1.1 Erbicidi raccomandati


Valore foraggero

  • Tossico. La tossicità interessa tutte le parti della pianta, ma, in particolare, fiori e foglie. Si manifesta sia nel foraggio fresco sia in quello conservato (fieno o insilato).
  • L’ingestione di queste sostanze tossiche può causare, tra l’altro, crampi e gravi danni al fegato, quindi portare alla morte. Persino l’assunzione puntuale di piccole quantità di veleno, se ripetuta nel tempo, può generare danni cumulativi irreversibili.
  • Bovini ed equini sono più sensibili, mentre pecore e capre corrono rischi minori. Gli animali giovani al pascolo sono particolarmente esposti al pericolo d’intossicazione, finché non imparano a brucare in modo selettivo.

Valore ecologico

  • Fonte di polline per alcune specie di api selvatiche, nonché pianta ospite per i bruchi di una specie di farfalla notturna.

Particolarità

Senecione serpeggiante (Senecio erucifolius) e senecione acquatico (Senecio aquaticus) sono due specie affini al senecione di San Giacomo e parimenti considerate malerbe. Il primo predilige le stesse condizioni stazionali del senecione di San Giacomo, mentre il secondo è più frequente su suoli da umidi a parzialmente inondati.


Informazioni aggiuntive

Scheda informativa riferita a: S. jacobaea, S. erucifolius e S. aquaticus.

 

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