Altre erbe

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Malerbe

Neofite

In ambito agricolo, si considerano malerbe le piante che, in una determinata situazione, producono più danni che benefici. Nei prati e nei pascoli, si tratta di specie che influenzano negativamente la gestione e la produzione foraggera, anche se, a volte, possono vantare contenuti interessanti e rese non propriamente trascurabili. A seconda della loro pericolosità, basta anche la presenza di una singola specie per compromettere una cotica erbosa altrimenti ritenuta soddisfacente.

Possiedono una o più caratteristiche seguenti.

  • Tossicità: possono causare gravi danni alla salute degli animali da reddito. Esempi: colchico autunnale - Colchicum autumnale e calta palustre - Caltha palustris.
  • Evitate dal bestiame (per quanto possibile): possono provocare ferite alle labbra, al palato e all’apparato digerente, a causa della presenza di peli urticanti, spine, setole, ecc. oppure perché producono un foraggio di pessima qualità.
  • Sottrazione di spazio, luce, elementi minerali ed acqua alle buone piante foraggere. Esempio: ranuncolo a foglie d’aconito - Ranunculus aconitifolius.
  • Competitività elevata: sviluppo di un sistema di propagazione molto vantaggioso (semi estremamente longevi, immagazzinamento di sostanze nutritive in apparati radicali perenni, ecc.). Esempio: romice comune - Rumex obtusifolius.

Attenzione!

Alcune di queste altre erbe vantano valori ecologici, virtù terapeutiche tradizionali e/o proprietà culinarie che prevalgono sul loro valore foraggero. Tra queste, ce ne sono di particolare importanza per gli insetti e la biodiversità in generale. Esempi: ranuncolo acre - Ranunculus acris e senecione di San Giacomo - Senecio jacobaea.

Principali malerbe

Segue la descrizione delle principali altre malerbe dei nostri prati e dei nostri pascoli.
In ordine alfabetico:
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Neofite

Tra le malerbe che infestano prati e pascoli ci sono anche alcune specie esotiche, chiamate neofite.
Si tratta di piante provenienti da altre parti d’Europa o del mondo, che sono state introdotte in Svizzera, intenzionalmente o accidentalmente, negli ultimi 500 anni, riuscendo poi a insediarsi stabilmente sul nostro territorio sfruttando sia la riproduzione sessuale sia quella vegetativa, con o senza l'aiuto dell'uomo.

Anche se la maggior parte delle neofite si integra nell’ambiente senza generare particolari problemi, ne esistono alcune capaci di espandersi rapidamente a scapito della flora indigena: le cosiddette neofite invasive. Il concetto d’invasività risulta dalla combinazione tra la forte espansione è la dannosità della specie in oggetto. Una sua valutazione completa non contempla unicamente i danni alla biodiversità indigena, ma anche quelli causati alla salute umana e animale, nonché al settore economico (per esempio, danni alle infrastrutture e all’agricoltura). Per tutti questi motivi, la diffusione delle neofite invasive va contrastata conformemente alle basi legali vigenti. Basi legali attualmente in revisione e che potrebbero presto prevedere anche l’obbligo di lotta contro alcune di queste pericolose infestanti, cambiando passo a una strategia nazionale di contenimento centrata soprattutto sulla prevenzione, nonché su responsabilità individuale, diligenza e monitoraggio.

Su incarico dell’Ufficio federale dell'ambiente (UFAM), info flora (Centro nazionale dei dati e delle informazioni sulla flora svizzera) fornisce, tra le altre cose, una panoramica sull'argomento e riporta diverse liste e schede informative, che descrivono le neofite invasive e potenzialmente invasive presenti in Svizzera.

eAPF si occupa delle neofite invasive che risultano problematiche per la foraggicoltura svizzera nel paragrafo dedicato alle malerbe.
Esempio: cespica annua - Erigeron annuus.

Principali neofite invasive

Segue la descrizione delle principali neofite invasive dei nostri prati e dei nostri pascoli.
In ordine alfabetico:
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