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Tecnica e sistemi produttivi

  • Nelle Alpi, nelle Prealpi e lungo l’Arco giurassiano, il binomio tra foraggicoltura e allevamento rappresenta quasi sempre l’unica possibilità di praticare un’agricoltura economicamente interessante e sostenibile a lungo termine. La topografia e le condizioni pedoclimatiche che caratterizzano questi territori ostacolano la coltivazione di seminativi, ortaggi e di gran parte delle colture speciali, senza compromettere più di quel tanto la produzione e la valorizzazione del foraggio prativo.
    In questi ambienti, l’abbandono o l’eccessiva estensificazione delle superfici prative ne causa, nel breve volgere di pochi anni, il rimboschimento.
  • La qualità del foraggio prativo dipende essenzialmente dalla composizione botanica della cotica erbosa e, soprattutto, dalla precocità degli sfruttamenti. Ottimizzando entrambi questi fattori, le aziende migliori e gestite con competenza e razionalità sono oggi in grado di produrre quantità soddisfacenti di foraggio di buona qualità, tanto da avere ormai margini di miglioramento ridotti. Se, però, si allarga lo sguardo all’insieme delle aziende a vocazione foraggera svizzere, saltano all’occhio notevoli differenze di potenzialità tra le diverse regioni e significativi margini di miglioramento gestionale tra le aziende.
     
  • Il prezzo relativamente elevato dei foraggi concentrati, le misure restrittive applicate al mercato del latte e i pagamenti diretti slegati dalla produzione, fanno sì che, di solito, sia più conveniente nutrire le lattifere con foraggio grezzo aziendale di alta qualità piuttosto che aumentare la quota di foraggi concentrati.
     
  • L’aumento costante della produzione di latte per vacca, accompagnato dalle conseguenti maggiori esigenze foraggere delle lattifere, è una delle caratteristiche principali del nostro modello d’allevamento bovino. Fino ad oggi, la maggior parte delle aziende di tutte le regioni ha chiaramente privilegiato la produzione di latte tra i criteri di selezione applicati alla mandria.
    Il fabbisogno energetico e proteico delle vacche da latte ad alta produzione è molto elevato, tanto da non potere essere interamente soddisfatto da razioni foraggere basate unicamente su foraggio grezzo. Attenzione però! Oltre a far crescere i costi di produzione, il progressivo aumento della quota di cereali e di altri concentrati nella razione giornaliera, incrementa proporzionalmente il rischio che la struttura della miscelata non sia più confacente alla fisiologia delle bovine.
     
  • Per produrre, conservare e valorizzare foraggio prativo di alta qualità, sempre più aziende produttrici di latte devono appoggiarsi su una meccanizzazione efficiente, ma costosa. Per cercare di ridurre questi costi di produzione, la tendenza attuale va verso l’uso comune di talune macchine e/o il ricorso alle prestazioni di contoterzisti specializzati.
     
  • Da anni, il settore lattiero e quello della carne bovina sono alle prese con radicali trasformazioni. Per esempio, a fronte di una certa stabilità della quantità totale di latte prodotto, si nota un calo sia tra le aziende attive nel settore (attorno al -3% all’anno ) sia del numero totale di vacche da latte allevate (-1% all’anno); il tutto accompagnato dall’aumento della superficie media aziendale e della produzione annuale di latte per vacca. L’aumento della produttività annuale delle bovine è stato mediamente dello 0,3% durante l’ultimo decennio, mentre ha toccato l’1% negli anni precedenti.
  • Sovente, chi abbandona la produzione di latte si dedica all’allevamento di vacche da carne. Per questo motivo, il numero totale di bestiame bovino in Svizzera cala solo leggermente, nonostante la diminuzione delle lattifere.

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