Azotofissazione biologica
A differenza della maggior parte delle piante coltivate, le leguminose sono in grado di utilizzare l’azoto atmosferico (N2) grazie alla simbiosi che le lega a batteri azotofissatori del genere Rhizobium.
Si tratta di batteri che si insediano nelle radici della leguminosa ospite, inducendo la formazione di piccoli noduli visibili a occhio nudo e che, grazie a un corredo enzimatico particolare, sono capaci di trasformare l’azoto atmosferico (N2) in azoto ammoniacale (NH4+) utilizzabile dalle piante.
I batteri azotofissatori sono specifici e non fissano l’azoto gratuitamente. Ciò significa che un ceppo di rizobi si associa solo a una / poche specie di leguminose e che la loro prestazione è ricompensata dalla leguminosa stessa, che destina parte della sua attività fotosintetica a rifornirli di composti organici necessari alla loro sopravvivenza.
La leguminosa è la prima beneficiaria di questa abbondanza d'azoto e la sfrutta per sintetizzare aminoacidi e, quindi, proteine che sono all’origine dell’elevato tenore proteico di queste piante. Una parte dell’azoto fissato raggiunge, tuttavia, il suolo a beneficio delle altre piante della cotica erbosa (è molto importante per le graminacee foraggere) e di quelle che seguono la leguminosa nella rotazione colturale.
La quantità d'azoto fissata da un ettaro di leguminose si situa tra 50 e 300 kg. Ciò rende superflua la concimazione azotata (concimi aziendali e/o concimi reperibili sul mercato) delle leguminose e consente di ridurre significativamente quella destinata alle cotiche erbose miste (graminacee-leguminose) rispetto a quanto serve per sostenere le superfici prative costituite da sole graminacee.
L’azotofissazione biologica favorisce la concorrenzialità delle leguminose nei confronti di graminacee e altre erbe. La concimazione azotata riduce, però, questo vantaggio, perché l’azoto distribuito va unicamente a beneficio delle specie che accompagnano le leguminose nella cotica erbosa. Se ne deduce che, per contenere una quota di leguminose ritenuta eccessiva, si può, tra l’altro, eseguire una concimazione azotata. Le esigenze nutritive delle leguminose in fosforo e potassio non vanno comunque trascurate, anche perché il fosforo risulta essere essenziale per la formazione dei noduli radicali e, quindi, per il buon funzionamento dell’azotofissazione biologica.