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Podagraria

Aegopodium podagraria

In sintesi

  • Il giudizio sulla podagraria dipende dal suo peso percentuale nella cotica erbosa: se poco presente (< 10%), la si considera semplicemente di scarso valore foraggero e poco appetibile (il bestiame la consuma male sia fresca sia insilata); se, invece, si diffonde eccessivamente, diventa in tutto e per tutto una malerba, per di più praticamente impossibile da debellare, a causa del suo fitto apparato radicale.
  • Indice di condizioni umide od ombreggiate e suoli ricchi di elementi nutritivi.

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In dettaglio

Morfologia e habitus

  • Raggiunge 30 -100 cm d’altezza. Fusti eretti, spesso ramificati superiormente, a sezione circolare, scanalati e cavi.
  • Pianta interamente glabra (≠ dallo spondiglio comune).
  • Foglie basali e caulinari inferiori lungamente picciolate. Sezione trasversale del picciolo fogliare quasi trigona (leggermente arrotondata). Midollo presente.
  • Foglie inferiori composte, lunghe 15 – 20 cm e suddivise in tre settori, tutti picciolati. Il settore centrale è costituito da tre foglioline apicali e presenta simmetria bilaterale, mentre i due laterali sono bifogliati e sovente asimmetrici. La foglia, nel suo insieme, ricorda l’impronta di uno zoccolo di capra, caratteristica alla quale risale l’origine della denominazione del genere dal greco aigos (capra) e podos (piede). Le foglioline sono ovato-lanceolate, con apice acuminato e margine irregolarmente seghettato.
  • Se sfregate tra le dita, le foglie emanano un leggero sentore di carota (≠ dallo spondiglio comune e dal cerfoglio irsuto).
  • I fiori sono bianchi. La fioritura si svolge tra la fine della primavera e l’estate (≠ dal cerfoglio comune).
  • Apparato radicale formato da stoloni ipogei lunghi e sottili (raggiungono il metro di lunghezza), con numerose ramificazioni che, ogni anno, emettono radici avventizie formanti un intreccio fitto e profondo (= alla gramigna comune).

Longevità e sviluppo

  • Perenne.

Esigenze pedoclimatiche e diffusione

  • Dal fondovalle al piano subalpino, su suoli da freschi a umidi, ricchi di elementi nutritivi e per lo più ombreggiati.
  • Originaria dei boschi golenali, la si rinviene spesso sotto la chioma degli alberi.
  • È in grado di colonizzare permanentemente aree più o meno estese, grazie al suo fitto intreccio di radici e stoloni ipogei.
  • Assente dai pascoli.

Gestione e modifica della cotica erbosa

  • Se poco diffusa, si può contrastare efficacemente praticando il pascolo primaverile precoce in abbinamento a trasemine da eseguirsi con miscele adeguate alle condizioni stazionali e gestionali.
  • In presenza di focolai estesi, invece, vanno prese misure più radicali (sempre che il potenziale agronomico locale giustifichi l’investimento), perché gli stoloni ipogei formano un fitto intreccio difficile da debellare. In questi casi, si raccomanda l’utilizzo di erbicidi sistemici dedicati oppure la lavorazione del suolo abbinata alla separazione meccanica e alla successiva eliminazione dell’apparato radicale. Queste misure vanno completate con la risemina della superficie bonificata e mantenute con una gestione oculata e consona alle condizioni pedoclimatiche locali.

Valore foraggero

  • Scarso, in quanto povero di sostanze nutritive, acquoso e poco appetibile.

Valore ecologico

  • Fonte alimentare per le andrene.

Particolarità

  • Proprietà medicinali: in passato, utilizzata per curare la gotta e consigliata per lenire il dolore causato dalle punture di api e zanzare (uso esterno).
  • Le giovani foglie, particolarmente tenere, si consumano come ortaggi selvatici.

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